La scorsa estate ho letto due libri: “Invisibile” dello scrittore spagnolo Eloy Moreno e “Invisibili” della scrittrice e femminista britannica Caroline Criado Perez.
Qualche tempo fa mi sono imbattuta in questo pezzo, pubblicato da Aeon, e mi ha colpito l’idea che le scarpe possano essere considerate una tecnologia. E, che di conseguenza, può essere interessante riflettere anche sull’effetto (diverso) che può avere indossare un paio di scarpe da ginnastica o un paio di scarpe eleganti.
Ma andiamo con ordine.
Il primo aspetto sottolineato dall’autore, Randy Laist, è come il mondo sia diverso quando indossi un paio di scarpe o sei a piedi nudi, come scrive:
“Questo pianeta di pelle, il mondo creato dalle scarpe, è diverso da quello a piedi nudi: è distaccato, astratto, isolato. È un mondo meno attento alla topografia del suolo e meno attento ai suoi oggetti e alle sue strutture. È ‘più opaco’ e meno ‘sensibile’. Allo stesso tempo, questa condizione artificiale mi libera dalla morsa delle mie circostanze fisiche e mi consente di ‘trascendere’ il mondo fisico per avvicinarmi di più ai miei desideri”.
Il fatto che le scarpe possano “separarci”, ma allo stesso tempo renderci “trascendenti” rispetto al mondo circostante, mi ha ricordato immediatamente una caratteristica simile – e discussa – che abbiamo trovato in Internet. La rete ci ha dato la possibilità di essere in qualche modo ovunque, ma molti pensano che non siamo “davvero lì” e, in aggiunta, accusiamo anche il web dell’essere meno empatici.
Il secondo punto che trovo interessante è l’importanza delle “scarpe” (ma potremmo anche usare anche “tecnologia” come sinonimo) nel definire la nostra identità e le nostre scelte:
“La cosa fondamentale delle scarpe non è il loro aspetto o ciò che fanno, ma come influenzano la mia mobilità, la mia libertà e, quindi, il mio essere. Agiscono, anche se a livello subconscio, come fondamento letterale per la mia comprensione di me stesso, in particolare perché quella comprensione informa il mio senso di dove posso andare – quali tipi di progetti sono all’interno della mia sfera di possibili futuri”, scrive Laist.
Suona familiare, vero?
Il confronto tra scarpe e tecnologie procede spontaneo:
“La scarpa, una delle più antiche forme di tecnologia umana, è il prototipo di tutte le altre tecnologie, un termine generico per strumenti e procedure che ci permettono di rompere ‘i legami scontrosi della terra’ e procedere in ambienti innaturali o poco accoglienti. Veicoli come automobili, barche e razzi sono come scarpe, solo più grandi. Tute spaziali, tute ignifughe e vaccini sono come scarpe per tutto il corpo. I media del linguaggio e dell’arte possono anche essere pensati come tecnologie in questo senso; come le scarpe, ci separano anche dall’esperienza diretta per fornirci una nuova realtà ‘intensificata’. La mia fantasticheria di breve durata di un’esistenza a piedi nudi mi mette di fronte al fatto inquietante che le scarpe non sono semplicemente una tecnologia che posso adottare o rifiutare quando l’umore mi colpisce, ma un oggetto artificiale che il mio corpo si è evoluto per utilizzare”.
In questo senso, quest’ultima affermazione mi fa pensare a come ci stiamo evolvendo per utilizzare le tecnologie digitali e, ovviamente, a quanto abbiamo bisogno di essere consapevoli di questa evoluzione.
Come scrive Laist, siamo così abituati alle scarpe – e a computer, smartphone, app e software per svolgere una serie di compiti – che probabilmente c’è sempre stato uno
“status cyborg della realtà umana. Allontanati dalla terra, guardiamo alle nostre scarpe [e ai dispositivi] come una connessione invece che come a una barriera tra il terreno e il nostro mondo umano”.
Laist continua citando alcune storie, come Cenerentola, Il mago di Oz e Le scarpette rosse, una favola di Christian Andersen, in cui i personaggi vengono “trascinati verso il loro futuro dal potere magico delle loro calzature, mentre sono sprezzanti, negligenti e dimentichi delle scarpe stesse”.
Più o meno come facciamo oggi con la tecnologia.
Alcune di queste storie, per la cronaca, hanno un lieto fine, altre no.
La lezione interessante per noi è che dovremmo continuare a utilizzare scarpe e tecnologie, ma poiché abbiamo imparato a indossare scarpe da ginnastica, tacchi o stivali a seconda di dove intendiamo andare, dovremmo imparare a conoscere le tecnologie che usiamo quotidianamente per assicurarci di sceglierle e utilizzarle secondo le nostre reali esigenze.